Viaggio al Corno alle Scale: il manto bianco ha raggiunto i due metri. «Però se non riparte lo sci le nostre attività non ce la faranno»
L’Epifania doveva essere il giorno per tirare le somme di un Natale trionfale. Invece, nel quaderno dei conti si accumulano solo i rimpianti, di pari passo con i centimetri di neve che continuano ad aumentare sulle piste deserte del Corno alle Scale. La coltre ha ormai raggiunto i due metri al Cavone, e pure di più in alcuni punti. Anche ieri qualche ora di bufera ha scaraventato sulla montagna bolognese un altro strato di oro bianco.
«Quest’anno abbiamo tutto, ci mancano solo le persone», è l’amara sintesi di Tiziana Pozzi, contitolare del Bar Elena, nella piazza di Vidiciatico. La frazione di Lizzano in Belvedere è il trampolino di lancio per le piste in quota e, in un anno senza virus, gli sciatori avrebbero riempito alberghi e seconde case dalla vigilia di Natale al prossimo weekend. «Nei giorni rossi come oggi (ieri, ndr) possiamo fare solo asporto – spiega Tiziana sistemando le paste in vetrina –, ma si lavora… il giusto. Questo è un paese che vive di turismo, quindi quando c’è la zona rossa non c’è movimento. Nelle seconde case un po’ di persone c’erano fino a Capodanno, ma comunque non uscivano. Io avrò incassato 20 euro al giorno, si è tenuto aperto per garantire il servizio, non certo per il guadagno».
In effetti, alle 9 di un giorno festivo, si affaccia un cliente ogni cinque o sei minuti: un caffè, un cappuccino, due deca e una pasta. Danno tutti del tu alla barista, non sono forestieri. Fanno qualche passo fuori dalla porta, due chiacchiere a distanza. «Io sono qui da 47 anni – prosegue Tiziana –. Ora c’è la neve e c’è tutto: in una situazione normale oggi a quest’ora avrei avuto il bar pieno e la gente in fila fuori. Anche la chiusura tra le regioni ci ha tagliato le gambe, perché qua la maggior parte delle persone arriva dalla Toscana». Non si vedeva una nevicata così almeno dal 2009, si dice a Lizzano: «Sarebbe stato un anno bellissimo». Tanto più che nella stagione scorsa, dopo un inizio tribolato che sapeva di lungo autunno, le piste si erano imbiancate per bene proprio alla vigilia del primo lockdown.
Una beffa doppia. La nuova società che ha rilevato le gestione degli impianti di risalita è pronta a partire, ma la data preventivata del 18 gennaio potrebbe sciogliersi come neve al sole. L’altro giorno il soccorso alpino della stazione locale ha anche condotto un’esercitazione per l’eventuale evacuazione di una seggiovia, ma l’impianto per il momento continua a penzolare vuoto nel vento. Marco Barban, 36 anni, si è trasferito addirittura dal Veneto per aprire un’attività a Vidiciatico, l’alimentari gastronomia ’Il campanile’: «Ho iniziato poco prima di Natale 2019. Una volta venivo qua in vacanza, poi piano piano mi sono fermato perché si sta bene». Ma si potrebbe stare anche meglio: «Mi dicono che un anno perfetto così per la neve non si era mai visto. Rispetto a bar e ristoranti io non mi posso lamentare, perché comunque lavoro anche con la gente del posto e con quelli che hanno le seconde case e vengono a fare la spesa, però…».
Se a Vidiciatico qualche sguardo in strada ancora si incrocia, proseguendo verso monte il silenzio si fa totale. Nella frazione La Cà gli esercizi lungo la provinciale sono tutti chiusi e in mezzo alla strada bianca si potrebbe giocare a hockey su ghiaccio senza temere di disturbare nessuno. Lo scorrere del tempo è segnato da una pala che pulisce un vialetto e dal passaggio regolare degli spazzaneve, che continuano a tenere aperta la viabilità per la corriera, puntuale ma vuota. Nelle frazioni più lontane, alcuni anziani che vivono soli e hanno difficoltà a spostarsi vengono riforniti della spesa a domicilio dal Comune, ma la neve tutto sommato ha causato ben pochi disagi ed è caduta soprattutto dove ci vuole, ovvero oltre i mille metri.
Non di solo sci vive la montagna, e infatti le guide della cooperativa Madreselva continuano a mettere in calendario escursioni con le ciaspole per appassionati di tutte le età, facendo lo slalom fra i Dpcm di Conte. «Per venerdì pomeriggio è prevista una ciaspolata ed è confermata – sospira la guida Gianluca Maini –, per sabato e domenica anche, ma riceveremo delle disdette perché tanti da Bologna, Casalecchio o Sasso Marconi non potranno muoversi. Le iniziative si faranno comunque per chi ha la seconda casa qui e chi, abitando in paesi vicini sotto i 5mila abitanti, può in ogni caso arrivare da noi. Durante le festività siamo riusciti a lavorare organizzando camminate sui colli bolognesi per i bolognesi stessi ed è partita una sola ciaspolata nei giorni arancioni, con le solite regole. Sicuramente queste limitazioni del governo sono volte a proteggere la situazione, qualche misura va tenuta e sono convinto che le restrizioni servano.
Sembra strano però che ci sia la possibilità di spostarsi per fare spesa in centro commerciale e non per fare attività fisica all’aperto. Su di noi le restrizioni pesano molto, perché in un momento in cui le attività con le scuole sono molto ridotte ci restano solo le escursioni nei weekend. Se ci chiudono tutto, per noi si mette molto male». Salendo verso la Madonna dell’Acero la nevicata si fa intensa. Ai lati della strada scorre una foresta di ghiaccio. Sull’erta finale prima del Cavone due muri di neve indicano la carreggiata in un bianco che acceca. Qualche raro Suv sfida la tormenta. La visibilità è sempre più corta. Il laghetto e il rifugio del Cavone sono ormai sepolti, invisibili, metabolizzati dal paesaggio. Il vento taglia, il cielo è basso e pesante. Non sarebbe stata comunque giornata buona per sciare, ma non spettava al virus deciderlo.
Enrico Barbetti, Il Resto del Carlino 7 gennaio 2021
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