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Ex Capitol, il progetto non decolla: è stallo

Il proprietario Colella: «Il Comune blocca un investimento di 5 milioni». La vicesindaca Orioli: «La tutela del cinema è fondamentale»

La svolta per l’ex cinema Capitol non è arrivata. L’ultima videoriunione c’è stata un paio di giorni fa tra Nunzio Colella, titolare dell’immobile tra via Indipendenza e via Milazzo e ad dei due marchi di abbigliamento Alcott e Gutteridge, e la vicesindaca Valentina Orioli con i tecnici del comune. Obiettivo: trovare la quadra dopo la convenzione firmata due anni fa con Palazzo d’Accursio che prevede l’utilizzo del 50 per cento dello stabile per il cinema. Ma vista la crisi del settore, Colella vorrebbe modificare l’impianto del progetto: «I cinema non rendono più, ma la nostra proposta è comunque vantaggiosa per Bologna: si tratterebbe di un investimento di 4-5 milioni di euro che porterebbe a 70 assunzioni. Ad aprile 2021 se ci dessero il via libera saremmo pronti…».

Se, infatti, tra Comune e Colella c’è l’accordo sui due negozi di abbigliamento (Alcott e Gutteridge), per quanto riguarda le sale cinema non si trova l’intesa. Colella vorrebbe mantenere una sala cinema e nel restante spazio creare una sala da tè con angolo libreria. La video-riunione dell’altro giorno sarebbe dovuta servire per trovare una mediazione. Ma al momento è stallo. Il proprietario dello stabile dell’ex Capitol, va all’attacco: «Siamo fermi, bloccati, da tre o quattro anni. Pensavo che qualcosa si muovesse. E, invece, apprendo che il Comune preferisce non fare nulla per sbrogliare la situazione e tenere in degrado un angolo di strada molto importante».

Di diverso avviso la vicesindaca e titolare all’Urbanistica Valentina Orioli che chiarisce la posizione del Comune: «Colella ha acquistato l’immobile quando già nel Rue (Regolamento urbanistico edilizio) c’era una norma salva-cinema». La norma, in pratica, prevedeva che chi avesse comprato un immobile adibito a cinema fino al 2009, avrebbe potuto trasformarlo, ma mantenendo la funzione cinematografica. Ma lo spazio previsto era ridotto, così è stato deciso di ampliarlo per salvaguardare le vecchie sale, arrivando a ’tutelare’ il 50 per cento della superficie dei nuovi immobili. In pratica: se vuoi fare un progetto di trasformazione va bene, ma la metà dev’essere dedicata al grande schermo. «Colella prima ha impugnato il regolamento, poi ci ha presentato un progetto interessante coi negozi di abbigliamento, il cinema, una parte dedicata a cibi e bevande… Abbiamo firmato una convenzione, il progetto è stato approvato in giunta. Poi ha cambiato idea». Per Colella, è il caso di dirlo, è tutto un altro film. «C’è la pandemia, la crisi del cinema. Non è sostenibile per noi. Il Comune dovrebbe venirci incontro. Se continua a dire no, spostiamo l’investimento a Milano. E chiudiamo tutto. Bologna perderebbe un’occasione». Orioli ribatte: «Considerando i volumi dell’immobile, non mi sembra una penalizzazione dedicarne la metà al cinema. Noi crediamo nella cultura».

C’è poi un altro punto: il Piano urbanistico generale, il Pug, appena approvato, che sostituisce il vecchio Rue. Ebbene, si chiede Orioli, «perché nessuno ha fatto osservazioni in merito agli immobili cinematografici? C’era tempo da marzo a luglio… Colella ci chiede, fondamentalmente, di cambiare le regole. Ma potevano chiederlo nei tempi e nei modi previsti». La vicesindaca non chiude a eventuali suddivisioni nel tempo della realizzazione del progetto, ma la tutela delle sale cinematografiche resta un punto fermo. Per l’amministrazione. E per Bologna.

Rosalba Carbutti, Il Resto del Carlino, 17 dicembre 2020

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