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La seconda ondata: i commercianti

«Ristoranti in ginocchio. Sbagliato punire tutti» Massimo Montanari «In caso di nuovo stop ci diano un preavviso» Angela Venturi «La zona rossa sarebbe un autentico disastro» Enio Pavani

«Servono controlli per evitare assembramenti, non divieti Finora è arrivata soltanto una minima parte dei ristori» Passeggiando per piazza Santo Stefano non passa inosservato il ristorante ’Cesarina’. Massimo Montanari è il proprietario dal 2010 e ci racconta, con il sorriso sotto la mascherina, com’è la situazione in pieno centro storico. Montanari, com’è andato il passaggio tra zona arancione e zona gialla? «La gente aveva voglia di tornare al ristorante, anche se a pranzo lavoriamo meno di prima. Chiudendo la sera, però, manca la parte preponderante del lavoro. Se uno dovesse fare una scelta di tipo aziendale, dovrebbe stare sempre chiuso. Siccome vogliamo mantenere un certo rapporto con la clientela e sostenere economicamente i nostri dipendenti, preferiamo rimanere aperti a pranzo». Siete pronti ad affrontare nuove possibili restrizioni? «La situazione per la ristorazione è drammatica. Dall’inizio della pandemia a livello nazionale abbiamo avuto contributi a fondo perduto in un anno pari al 35% di un singolo mese. Negli altri paesi mi risulta che abbiano avuto dal 60 al 75% di ogni singolo mese di lockdown. Basandoci sui numeri, il locale quest’anno ha dimezzato i ricavi annuali. È evidente che se uno non ha dei risparmi si trova in una situazione difficile. Dobbiamo considerare anche la prospettiva, se il blocco si protrarrà fino a marzo lascio pensare a lei a cosa andiamo incontro…». C’è una visione giusta o sbagliata nelle nuove restrizioni? «Le restrizioni sono figlie dei mancati controlli delle istituzioni. Per i mancati controlli si puniscono tutti i locali indistintamente. Le nuove restrizioni non so che risultato possano sortire. Ci saranno meno malati forse, ma ci sarà una pandemia economica».

«Basterebbe un po’ di preavviso». Così commenta Angela Venturi, proprietaria del ’Bar Firenze’, le eventuali restrizioni. Angela Venturi, com’è stato il passaggio da zona arancione a zona gialla? «Sicuramente benefico. Riuscivamo a fare l’asporto e, soprattutto con le colazioni, riuscivamo a barcamenarci. Quello che ci ha un po’ ’fregato’ è stato il pranzo. La gente, lavorando in smart working o essendo in cassa integrazione, non va in giro, perciò a mezzogiorno c’è poco lavoro». Cosa pensa delle restrizioni? «Non posso dire cosa è giusto e cosa no. Sarebbe giusto, però, che venisse dato ai diretti interessati un certo preavviso a proposito delle restrizioni. Faccio un esempio che riguarda il primo lockdown. Quando il premier Conte diede l’annuncio del lockdown nazionale eravamo già a letto, perché ci alziamo alle 4,45. Così siamo arrivati alle 5 e l’edicolante ci ha detto che dovevamo rimanere chiusi. Avevamo già pronte le brioches e le abbiamo mangiate fino alla settimana successiva. Credo che questo del preavviso sia il tema principale da correggere. Poi sinceramente mi sembra paradossale che i negozi siano aperti fino alle 21 e i locali chiusi alle 18. La ristorazione rispetta le regole come gli altri negozi». I bonus sono stati utili? «Ci hanno aiutato sicuramente. In un certo senso sono stati una boccata d’ossigeno, perché gli incassi sono calati notevolmente. Noi ci diamo da fare con asporto e domicilio, ma nonostante questo gli incassi sono diminuiti. Fa riflettere però che paesi come Germania e Inghilterra siano più generosi con le sovvenzioni per le aziende».

«Si punta all’utile». Questa la differenza maggiore rispetto agli acquisti natalizi degli anni passati secondo Enio Pavani, proprietario di ‘Al Faro’, negozio di abbigliamento in via Andrea Costa. Pavani, com’è la situazione nel suo negozio? «La situazione, qui in via Andrea Costa, è positiva. Il nostro è un negozio di vicinato e, per merito dei nostri clienti che sono fedeli, ci salviamo». Cosa è cambiato rispetto ai Natali passati? «Si punta all’acquisto utile. Le spese sono più piccole e la gente fa regali che possono servire nell’immediato. Quest’anno non sono i capi d’abbigliamento gli articoli più venduti». Quindi voi notate che anche i clienti hanno avvertito la crisi? «Decisamente. Non fanno più il regalo costoso, cercano di prendere cose utili che vanno sempre bene. La confezione va meno, mentre si vende ancora merce per la casa, pigiameria, indumenti intimi. Questi articoli vanno per la maggiore». Cosa comporterebbero per voi ulteriori restrizioni? «Il nostro fatturato è maggiore verso Natale, perciò per noi la zona rossa sarebbe disastrosa. Saremmo chiusi del tutto. Arancione già ci ’restringe’, ma rossa sarebbe un vero disastro. Perderemmo i due-tre giorni migliori dell’anno». Quale sarebbe l’impatto sui dipendenti? «Fortunatamente c’è la cassa integrazione che tutela la nostra dipendente. Quello che abbiamo perso in questo senso lo risparmiamo».

Tommaso Baronio, Il Resto del Carlino 16 dicembre 2020

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