Intervista a Carlo Sangalli, Presidente Confcommercio Imprese per l’Italia: «Propongo indennizzi a seconda dell’entità delle perdite quale che sia il settore o il territorio dove si opera»
«Quest’anno sul fronte dei consumi faremo un balzo all’indietro di un quarto di secolo ed il Pil calerà ben oltre il 9% previsto», ricorda il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli. Che ora, oltre a ristori «più veloci ed adeguati» chiede al governo di continuare a garantire l’erogazione del credito da parte delle banche e di difendere i piccoli negozi dai giganti del web mettendo in campo anche «una giusta web tax».
Anche su questo versante, «l’Europa dovrebbe battere un colpo», sostiene il presidente di Confcommercio convinto che, comunque, il Natale, purtroppo, «non potrà segnare una svolta».
Tra black friday e feste c’è il rischio che l’e-commerce vi mangi quel che resta degli affari di qui a fine anno …
«Proprio il tempo dell’emergenza ha confermato quanto sia importante il ruolo economico e sociale del commercio di prossimità, quanto sia determinante per la qualità della vita il modello italiano di pluralismo distributivo, che significa anche valorizzare i prodotti made in Italy attraverso la rete dei negozi di vicinato. Io spero che le scelte di consumo di ciascuno ne tengano conto. Ma poi servono le scelte politiche. Del resto, giusto ieri, è stato proprio il presidente Conte, alla nostra assemblea Fipe, a ricordare che bisogna intervenire ora perché il massiccio ricorso all’online rischia di produrre gravi disequilibri. Facciamolo».
Voi cosa proponete?
«Un grande progetto che, nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e di resilienza, tenga insieme rigenerazione urbana e rivitalizzazione del tessuto commerciale, dei pubblici esercizi e dei servizi di prossimità di città grandi e piccole».
Stanno per arrivare nuovi ristori e forse un nuovo rinvio delle tasse. Non vi basta?
«Per quel che riguarda i ristori bisogna rispondere insieme a tre esigenze: tempestività degli interventi, adeguatezza degli stanziamenti, inelusività delle misure a tutte le categorie colpite dalla crisi. Dunque, non soltanto più risorse ( e ne servono davvero tante di più), ma anche pieno riconoscimento del fatto che l’emergenza sanitaria è divenuta pericolosamente emergenza economica e sociale».
Quindi che altro serve?
«E urgente quindi cambiare la logica dei ristori legati alle zone Rosse, Arancioni e Gialle e ai codici Ateco. Ho una proposta semplice: indennizzo adeguato in misura commisurata all’entità delle cadute di fatturato quale che sia il settore o il territorio in cui si opera. E poi serve continuità del credito d’imposta per locazioni e affitti commerciali, moratorie fiscali più ampie , e ammortizzatori sociali riformati insieme ad una giusta flessibilità governata e contrattata nei rapporti di lavoro. E poi la spinta ai consumi ed una drastica riduzione dei costi della moneta elettronica nel momento in cui si punta al decollo dei pagamenti elettronici. Sul versante creditizio, bisogna poi continuare ad assicurare le risorse necessarie per il rilascio delle garanzie finalizzate ad agevolare l’accesso al credito. Ma chiediamo al governo di agire urgentemente anche rispetto alla nuove regole europee in materia di default che rischiano di innescare un corto circuito devastante tra crediti deteriorati e riduzione dei finanziamenti alle imprese».
Cosa ne pensa della richiesta delle Regioni di rivedere i parametri sulle chiusure?
«Massimo rispetto delle competenze che sono state mobilitate. Ma è evidente che serve un sistema di regole che sia, per quanto possibile, più semplice e più comprensibile. Per il resto, dobbiamo lavorare tutti per recuperare più possibilità di aperture. Perché le imprese del commercio chiedono anzitutto di poter lavorare. In sicurezza, come è giusto».
Tra i contratti scaduti c’è anche il vostro. Cosa rispondete ai sindacati che premono per i rinnovi?
«Ai primi di novembre, ci siamo incontrati con Cgil, Cisl, Uil. Abbiamo condiviso la necessità di operare per dare risposte alle sfide difficilissime di questa fase. Ci siamo detti che, a breve, ci incontreremo nuovamente per l’avvio delle trattative. Ma abbiamo anche condiviso che si tratterà di un percorso negoziale condizionato dall’epidemia e dall’andamento economico del settore e che la conferma della centralità del contratto collettivo nazionale di lavoro deve agire anche come strumento per dare risposta alle trasformazioni ed alle esigenze che stanno emergendo: in materia di innovazioni nell’organizzazione del lavoro, di aggiornamento delle figure professionali, di adeguamento del welfare contrattuale.
La consapevolezza di tutto ciò ci sembra un buon punto di partenza».
P. BAR., La Stampa, 20 novembre 2020
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