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«Fiere ferme? Ora allestiamo chiese e musei»

Bologna, la società fieristica si riconverte attraverso Bf Servizi: «Anche ospedali, negozi, aree concerto: settori che ripartiranno prima»

Il bisogno aguzza l’ingegno. E così, a fronte di un ritorno a un fatturato pre-Covid previsto solo per il 2024, Bologna Fiere ha deciso di aprirsi a nuove possibilità di business. Una seconda vita, possibile grazie Bf servizi. La società, costituita nel 2004, con un fatturato nel 2019 di 50 milioni di euro, leader nella progettazione degli allestimenti fieristici, guarda al futuro. Due gli ambiti d’intervento: quello degli allestimenti (dagli spazi per i reparti Covid in Campania alle aule scolastiche del padiglione 33 della fiera di Bologna, fino a musei, negozi, chiese) e quello della gestione eventi. Fieristici, ma anche sportivi, musicali, culturali.

«Vogliamo aggredire un altro segmento di mercato che, probabilmente, ripartirà prima di quello fieristico», auspica Antonio Bruzzone, direttore generale di Bologna Fiere. Bf servizi su che cosa sta lavorando oggi? «Nell’ambito degli allestimenti stiamo terminando due chiese, Santa Maria Goretti a Cosenza, e Laudato sii a Rosalina a Mare in Veneto. Ma anche il museo privato etrusco di Milano. Con lo stesso impegno, stiamo lavorando alla gestione dei ’contenitori’: zone di concerti, musei, stadi, luoghi per i gran premi». Anche questi settori, però, oggi stanno soffrendo… «Sì, ma potrebbero partire prima delle fiere. Se, ad esempio, si organizza un concerto di Bruce Springsteen in Emilia-Romagna, il 90% del pubblico o di chi ci lavorerà verrà dal territorio.

Se, invece, faccio il Cersaie, lo stesso 90% verrà dagli Usa». Ad oggi, però, Bf servizi opera nell’ambito delle fiere… «Stiamo puntando sulla diversificazione: musei, chiese, ospedali, uffici, negozi. Per questo crediamo che già dal 2021 la società diventerà operativa anche senza un calendario fieristico. Senza contare che i valori di produzione dal 2015 al 2019 sono passati da 14 a 45 milioni». Garanzie per il personale? «Ai dipendenti part time garantiamo mille ore all’anno. Pensiamo che questo gruppo di persone, assieme anche ad altri che lavorano full time, potrà transitare in Bf servizi. Si eviteranno licenziamenti, garantendo l’occupazione». Il settore fieristico è in difficoltà. Quali previsioni? »Nel 2019 Bologna fiere aveva un bilancio di 195 milioni di euro, quest’anno sarà di 50 milioni. Per ritornare ai livelli di un anno fa, aspettiamo il 2024. E non credo che nel primo trimestre 2021 ci saranno fiere». In Cina, però, lavorate? «È l’unico mercato che ha ripreso.

A luglio siamo riusciti a fare il China Beauty expo e domani (oggi) parte il China Children’s Book Fair a Shanghai». Per il resto, tutto fermo? «Sì. A parte Obuv’ Mir Kozhi Ma, prima manifestazione all’estero del comparto calzatura/pelletteria che si è conclusa a Mosca il 23 ottobre. Ma ci siamo ingegnati: le aziende italiane hanno formato personale russo via web». Infine, i ristori. I 230 milioni del governo per il settore fieristico bastano? «Intanto, questi soldi ancora non sono arrivati. E, poi, ogni azienda non può ricevere più di 800mila euro. O, in caso di deroghe, massimo 3 milioni. Cifre irrisorie. Ma, d’altra parte, nei decreti ci hanno associato alle sagre…».

Rosalba Carbutti, Il Resto del Carlino 13 novembre 2020
Antonio Bruzzone direttore generale di Bologna Fiere

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