Pirazzoli, presidente Anaste: «Chiudiamo ora per riaprire in sicurezza al più presto». Nel fine settimana ultima possibilità di incontro
Stop alle visite dei parenti nelle case di riposo. «L’obiettivo – spiega subito Gianluigi Pirazzoli, presidente regionale dell’Associazione nazionale strutture terza età (Anaste) e del Sant’Anna e Santa Caterina di via Pizzardi – è che ogni struttura individui le modalità per ricominciare non appena ne avrà la possibilità. Come Anaste abbiamo dato la disposizione di chiudere adesso perché poi si possa aprire il prima possibile con la massima sicurezza».
Per le famiglie, comunque, vi sarà la possibilità di poter vedere i propri parenti un’ultima volta, in questo periodo di emergenza sanitaria, entro il weekend. «A loro – riprende subito Pirazzoli – dico che faremo ogni cosa per riaprire alle visite, come abbiamo fatto fin qui. A fine maggio siamo stati i primi a riaprire in città e ho visto incontri da stringere il cuore». Ma l’arrivo del freddo e della brutta stagione, di certo non aiutano e le chiacchierate nei giardini delle strutture non sono più possibili.
«E non tutte hanno la possibilità di avere spazi grandi e adatti nel loro interno, inoltre ora non possiamo permetterci nessun tipo di rischio. Basta guardare ciò che sta accadendo in altre città…». Ferrara, Modena, Ravenna e dall’altro giorno Bologna, dove al Giovanni XXIII di viale Roma il numero dei positivi è cresciuto ancora: 28 residenti (+2 rispetto a ieri), 5 operatori sanitari (+2) e uno del settore tecnico. Tutti asintomatici e in buonissime condizioni di salute. «Non hanno febbre, tosse, raffreddore», spiegano dall’Asp dove ricordano un altro dato molto importante.
Ovvero il numero di tamponi a tappeto fatti subito dall’Ausl tra i residenti della casa di riposo, di tutti gli appartamenti protetti, dei nuclei Cra, oltre al personale tecnico e chiunque abbia avuto a che fare con la struttura. Tradotto: 129 ospiti e 133 operatori. «Siamo molto tranquilli – così ancora l’Asp rispondendo alle critiche ventilate dai sindacati – per il lavoro compiuto e perché c’è la massima consapevolezza di aver rispettato pienamente i protocolli».
Trentaquattro casi asintomatici emersi grazie al lavoro di screening programmato fatto all’interno di ogni residenza per anziani dopo la prima ondata di Covid della primavera scorsa. Oggi intanto sono attesi i primi esiti dei 90 tamponi (45 residenti e altrettanto personale) voluti dall’Ausl per la struttura di via Albertoni dove è stato riscontrato un caso di positività: una donna arrivata in pronto soccorso per tutta un’altra patologia, ma risultata positiva al test pre-ricovero.
Insieme con il dipartimento di Igiene pubblica dell’Ausl, inoltre, nelle case di riposo si sta promuovendo una campagna di sensibilizzazione dedicata agli operatori per il vaccino anti-influenzale: «Lavoriamo per garantire loro una corsia preferenziale – riprende Pirazzoli – e il percorso è cominciato lunedì. Certo non possiamo pensare all’obbligatorietà, ma speriamo che il nostro invito sia raccolto da tutti. Onestamente, mi sembra chiaro che, anche durante la prima ondata, il virus sia entrato da fuori. È plausibile pensare che siano stati proprio gli operatori a portarlo dentro, per questo abbiamo avanzato questa proposta. Lo screening mensile su personale, residenti e servizi accessori aiuta, ma non è sufficiente».
Nell’istituto di via Pizzardi, che conta oltre 200 residenti e nella prima fase di pandemia ha contato 25 morti, Pirazzoli chiederà anche di vaccinarsi contro il pneumococco, «per evitare sovrapposizioni con le diagnosi del Covid. Per il resto, speriamo che la Regione emani al più presto un’ordinanza in linea con la nostra scelta, decisamente coraggiosa visti i tempi. Vorremmo che la Regione ci sostenesse, anche se per ora ancora non si è pronunciata direttamente».
Nicola Bianchi, il Resto del Carlino, 21 ottobre 2020
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