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Il Piano territoriale piace ai sindaci dell’appennino

La Città Metropolitana mette in campo le risorse per finanziare e attrarre investimenti produttivi

Le risorse sono quelle che possono arrivare attraverso il nuovo (e discusso) fondo perequativo istituito dalla Città Metropolitana. Sabato scorso sono scaduti i termini per la presentazione delle osservazioni al più importante strumento di pianificazione dello sviluppo e della trasformazione della città e di tutti i territori della provincia bolognese.

La Città metropolitana vuole chiudere entro il 2020 e per la prima volta mette in campo i circa 10 milioni di euro che si stima possano arrivare nella cassa comune istituita a Palazzo Malvezzi col prelievo del 50% degli oneri urbanistici che fino ad ora andavano nelle casse dei Comuni dove si realizzavano nuovi insediamenti produttivi o residenziali. E si apre ora la discussione fra centro e periferia, con la certezza di risorse aggiuntive destinate a finanziare interventi per le infrastrutture e ad attrarre investimenti produttivi delle zone più in difficoltà.

Ed è proprio su questo tema che Comuni e Unioni montane hanno messo a fuoco nelle specifiche osservazioni che, da una parte promuovono il fondo perequativo, dall’altra chiedono chiarimenti puntuali e modifiche degli articoli che riguardano temi specifici dell’Appennino, quali ad esempio gli ecosistemi agricoli e la definizione dei territori urbanizzati, come chiarisce Maurizio Fabbri, presidente Unione Appennino Bolognese: «Fino ad ora il lavoro con la Città Metropolitana è stato proficuo e riconosciamo il coraggio del sindaco Merola e del consigliere Monesi. Il Ptm potrà aiutare il fare impresa in montagna, non solo perché ne permetterà la possibilità urbanistica, ma anche perché sarà incentivato da investimenti finanziari attraverso la perequazione. Confidiamo che le nostre osservazioni verranno accolte e che si possa partire già dal 2021 con questo nuovo impianto: l’Appennino ha bisogno di tutti gli strumenti possibili per ripartire».

Il sindaco di Alto Reno Terme, Giuseppe Nanni: «Questa è la scelta più coraggiosa a livello metropolitano sulla montagna che vedo da tanti anni, ed ora per completare il lavoro è fondamentale che vengano accolte le nostre osservazioni su territori agricoli ed urbanizzati, sulla tutela degli insediamenti produttivi e delle infrastrutture ricreative», commenta in sintonia con la presidente dell’Unione Savena Idice, Barbara Panzacchi: «Confidiamo che attenzione venga posta anche rispetto alle osservazioni che abbiamo formulato come Comuni e Unioni. Crediamo che l’intenzione di creare sviluppo nei territori montani, anche attraverso il fondo perequativo dovrà andare di pari passo con disposizioni urbanistiche. Abbiamo la necessità di veder approvato il Ptm con celerità poiché l’Appennino non può più attendere».

g. m., il Resto del Carlino, 21 ottobre 2020

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