Giovanni Trombetti (Presidente Bologna Welcome): «Servono subito misure d’aiuto»
La cartolina che Bologna spedisce al mondo oggi la ritrae sola con i propri abitanti, qualche pendolare estraneo allo smart working e pochi, pochissimi turisti. Non è la sola ad assistere alla rarefazione dei viaggiatori d’affari o di piacere, ma il mal comune non regala alcun gaudio a queste latitudini. E l’ultimo Dpcm è fumo negli occhi per chi si occupa di turismo. Con il nuovo presidente di Bologna Welcome, Giovanni Trombetti, nonché vicepresidente vicario di Federalberghi Bologna, partiamo dalle decisioni di Conte in merito a convegni e congressi. «Da giugno era ripresa quel tipo di attività. Ci siamo dotati di protocolli concordati con la Regione e linee guida rigide. Dopo 4-5 mesi di attività senza nessun focolaio ora il Dpcm ci preclude di continuare a lavorare. Ed è un grave danno».
II tema riguarda principalmente alberghi?
Francesca Blesio, Corriere di Bologna, 21 ottobre 2020
«Non solo. Anche location come Palazzo Re Enzo per dire. La crisi coinvolgerà non solo il settore congressuale, poi, ma anche operatori trasversali: dai traduttori agli addetti al catering, per citarne alcuni».
Anche il comparto fiere è in crisi. E non aiuta.
«I numeri del Sana sono incoraggianti. Ma per Bologna perdere un Cersaie e un Cosmoprof è come per Riccione perdere il Ferragosto».
Che estate è stata per il turismo bolognese?
«Si è salvata per il discorso dell’aria aperta: il turismo verde è andato piuttosto bene mentre c’è stato un crollo della città. L’occupazione delle camere ad agosto è passata da un 75% a un 20-2296, che significa un terzo rispetto all’anno precedente. E inoltre c’è stata una contrazione del ricavo medio per camera del 20%. A settembre si è registrata una leggera ripresa, sia nel turismo corporate che leisure, che ha riportato a un 40-42% di occupazione delle stanze, ma già con il primo Dpcm si è scesi al 2996 e ora si è tornati ad agosto. Per il nostro settore finché non si trova il vaccino è dura uscirne».
Nel frattempo, la ricetta quale potrebbe essere?
«Per quanto ci riguarda continuare a lavorare così come abbiamo fatto per la Torre Asinelli, ad esempio, portando la capienza da 25 persone a io così da evitare contatti e contagi. Adesso si aggiungerà la Torre dell’orologio».
Quando?
«Il 30 ottobre se tutto va bene. Partiamo con quella come restart per Bologna, un nuovo attrattore. La nostra città ha volontà di ripartire. Tra l’altro tra il 30 di ottobre e il primo di novembre ci sarà il traffico indotto dal Gran Premio di Formula Uno a Imola: un segnale che sul nostro territorio si sta facendo qualcosa per attrarre, in sicurezza, i turisti».
Quanti alberghi sono chiusi ora?
«Una decina almeno, alcuni anche di grandi dimensioni, non ha ritenuto ancora vantaggioso riaprire. Ad agosto erano 35. Non si era mai verificato che in agosto ci fossero degli alberghi chiusi a Bologna. Speriamo che il governo ci sostenga. H settore rappresenta i113% del Pil italiano: è il nostro petrolio».
L’Emilia-Romagna sta tenendo sotto il profilo della sicurezza sanitaria. Eppure i turisti diminuiscono. Colpa di un eccessivo allarmismo?
«Noi garantiamo la massima tranquillità al turista, ma se passiamo da un 75%-80% di occupazione un anno fa al 22% di adesso la differenza la fa questo clima di terrore, più o meno giustificato».
State già lavorando sulle feste natalizie?
«Per ora non c’è neanche una programmazione per Capodanno, perché ancora non sappiamo cosa possiamo fare. Penso al Vecchione ad esempio che creerebbe assembramenti. Siamo pronti però per organizzare un programma adeguato al momento. Bologna, nonostante la situazione che stiamo vivendo, è anche una delle poche città che può proporre ben tre mostre importanti (Polittico, Etruschi e Impressionisti) che stanno andando bene. Noi stiamo lavorando alacremente per attrarre turisti. E questo, almeno, è certo».
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