Distretto biologico dell’Appennino: già ai vertici di ‘Alce Nero’, eletto alla guida del comitato promotore per valorizzare le tipicità montanare
Lucio Cavazzoni è alla guida del comitato promotore del distretto biologico dell’Appennino bolognese. L’altra sera, nel teatro di Sasso Marconi, i 109 produttori che hanno aderito al progetto del Gal Appennino Bolognese, hanno puntato sul prestigio e l’esperienza del pioniere del bio in Italia.
Lucio Cavazzoni, bolognese, presidente di Goodland, impresa dedicata alla produzione di cibo sano nelle aree agricole più difficili, e già ai vertici del Consorzio Nazionale Apicoltori e del Gruppo biologico e Fair-Trade «Alce Nero», è stato eletto presidente del comitato promotore del distretto ‘bio’ al termine dell’assemblea che ha riunito nel teatro di Sasso agricoltori, artigiani trasformatori, commercianti, associazioni imprenditoriali agricole, oltre ai Parchi regionali e agli enti locali del nostro Appennino.
L’incontro promosso dal Gal, a conclusione di uno studio di fattibilità che ha confermato la vocazione dell’Appennino per le produzioni biologiche (già oggi il 33 % delle superfici agricole è coltivato con tecniche biologiche certificate. In alcuni comuni la percentuale raggiunge addirittura il 75%) e le potenzialità di ulteriore sviluppo delle produzioni, si è svolto nella sala del teatro comunale. I partecipanti hanno approvato l’atto costitutivo, lo statuto e l’organo direttivo del comitato promotore.
In risposta il presidente del Gal Tiberio Rabboni ha rivolto un augurio di buon lavoro a Lucio Cavazzoni e tutti gli aderenti sottolineando che con l’avvio dell’operatività del neocostituito comitato promotore si gettano le basi per arrivare, anche se con un certo ritardo, a un’organizzazione distrettuale delle produzioni alimentari biologiche.
«L’agricoltura di montagna – ha ricordato Rabboni – può tornare a produrre reddito, come dimostrano tante esperienze positive, solo se scommette sulla sua biodiversità, sul biologico, sul naturale, sul ’cibo della salute’, sul legame con il turismo e sui canali commerciali capaci di valorizzare economicamente la distintività, la qualità, la filiera corta e l’origine locale delle produzioni. Per fare tutto questo occorrono collaborazioni, reti di impresa, progetti locali di filiera condivisi, conoscenza ed innovazione. Ecco allora – ha concluso Rabboni – a cosa serve un’organizzazione distrettuale degli operatori del biologico agroalimentare e degli enti locali interessati».
Il neocostituito comitato promotore, nelle intenzioni dei fondatori, è l’anello di congiunzione tra la teoria e la pratica. A Cavazzoni e al comitato spetta il compito di verificare l’effettivo interesse degli operatori biologici e degli enti locali a realizzare collaborazioni, progetti di filiera, iniziative comuni e gestioni condivise.
Gabriele Mignardi, il Resto del Carlino, 6 settembre 2020
Le associazioni: “Vanno forte i prodotti della tradizione. Giusto comprare nei nostri negozi di prossimità, aspetto che dà linfa vitale a quartieri e territorio”