Le stime: 50mila imprese verso il fallimento, 220mila posti in bilico. Il decreto Agosto va rafforzato
Gli ultimi dati sul turismo segnalano lo spettro di 50 mila imprese in bilico verso il fallimento e di 220mila posti di lavoro (più l’indotto) persi o fortemente a rischio. «Purtroppo sono numeri fondati – avvisa Carlo Sangalli, Presidente di Confcommercio -. Tutta la filiera del turismo, dai pubblici esercizi agli alberghi, dai tour operator ai trasporti, dalle discoteche agli stabilimenti balneari, dallo shopping alla cultura, è duramente colpita da questa pandemia. La possibile crisi occupazionale è un rischio reale. Ecco perché vanno messe in campo con urgenza le misure che abbiamo richiesto».
Claudia Marin, Quotidiano Nazionale, 27 agosto 2020
L’estate non ha determinato nessun recupero di fatturati?
«Gli andamenti di agosto non potranno certo determinare un complessivo recupero estivo del turismo. Basti pensare alla quasi assenza di turisti stranieri. È un’assenza che significa, tra luglio e settembre, una minore spesa di circa 14 miliardi di euro. L’emergenza, insomma, non è certo conclusa. Resta l’esigenza di contributi a fondo perduto, di moratorie e di sgravi fiscali e contributivi sul costo del lavoro».
Il decreto Agosto non basterà?
«Le misure del decreto devono essere fortemente potenziate».
Mario Draghi, però, ha sollecitato ad abbandonare la politica dei bonus a favore di quella per gli investimenti, principalmente per i giovani.
«L’intervento di Mario Draghi al Meeting di Rimini ha riproposto l’esigenza di una responsabilità repubblicana – responsabilità che riguarda anzitutto la politica, ma certo non solo la politica – capace di sottrarsi alla logica dei dividendi di breve termine e di agire con lungimiranza. Responsabilità e lungimiranza nei confronti delle nuove generazioni e nel ricorso a un debito buono, e buono perché rigorosamente finalizzato al rafforzamento del capitale umano e sociale».
Possono tornare vitali le risorse del Recovery Fund e del Mes. Vanno adottati entrambi gli strumenti? E l’Italia sarà in grado di elaborare i piani per avere accesso alle risorse?
«È stato calcolato che il Recovery Fund potrebbe mobilitare risorse superiori all’11% del Pil del nostro Paese nel 2019. Più di quanto fece, nel 1948, il Piano Marshall, mobilitando risorse di poco superiori all’8% del Pil dell’epoca. Le opportunità sono evidenti. Ma occorre procedere con grande responsabilità. Perché nessun pasto è gratis e i conti andranno saldati anche per via di fiscalità europea e attraverso il trasferimento di basi imponibili. Dunque, la mia risposta è che le risorse disponibili vanno certo utilizzate, ma soprattutto vanno bene utilizzate. Servono responsabilità politica e qualità della progettazione. Come ha ricordato il Presidente Mattarella, niente assalti alla diligenza, ma impegno per cogliere un’occasione storica di rilancio del sistema-Italia».
Quali sono le priorità per far ripartire il Paese?
«Vanno rinnovate regole e politiche con l’obiettivo di un’Italia che funzioni meglio e che, investendo meglio, punti su ricerca e sviluppo, innovazione e digitalizzazione, infrastrutture, trasporti e logistica secondo un approccio che tenga insieme sostenibilità ambientale e sostenibilità economica e sociale. Insomma, riforme e investimenti, ma anche stimoli fiscali alla domanda: ecco le politiche per la crescita necessarie».
Temete un autunno caldo?
«Un autunno sicuramente difficile, difficilissimo. E che sollecita, tra l’altro, tanto una riforma degli ammortizzatori sociali, che tenga insieme inclusività e sostenibilità finanziaria, quanto una riforma fiscale che muova in direzione della riduzione del cuneo fiscale e contributivo sul costo del lavoro».
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