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Coronavirus, le botteghe di periferia nel post lockdown

La testimonianza di Marinella Degli Esposti (Alimentari Alberto) ed Enrico Franchi (Ottica Firenze)

Marinella Degli Esposti
Alimentari Alberto
Assodato il concetto che a soffrir meno la pandemia economicamente parlando siano stati i commercianti di alimentari, la situazione migliora ancora di più spostandosi in periferia. Come in zona Bolognina, dove in via Corticella ‘Alimentari Alberto’ di Marinella Degli Esposti ha lavorato sempre e bene.
Degli Esposti, per voi un lockdown che non c’è mai stato. Anzi.
«Non abbiamo mai chiuso l’attività, cercando di ampliare il nostro servizio a domicilio e mettendoci a disposizione in modo prioritario per il quartiere e per le persone più anziane. Siamo riusciti quasi sempre a soddisfare tutte le necessità dei clienti, più rapidamente rispetto alla grande distribuzione».
Che mesi sono stati marzo e aprile?
«Sono stati mesi d’incremento rilevabile soprattutto sui beni di prima necessita come latte e farina. Ma l’incremento è continuato anche dopo le riaperture, fino a settimana scorsa quando ci siamo ristabilizzati su ritmi di lavoro normali».
Questo incremento anche successivo il lockdown a cosa è riconducibile?
«Durante il lockdown i tempi di vita sono rallentati e ne ha beneficiato il commercio di vicinato. Noi abbiamo acquisito anche molti clienti che prima forse non avevano il tempo di passare. Inoltre il servizio a domicilio regge, per noi vale ancora un 20% in più».

Enrico Franchi
Ottica Firenze
Non è solo degli alimentari la ribalta di questo primo periodo post-pandemia nel commercio bolognese fuori dalle porte cittadine. Come nel caso dell’Ottica Firenze, in zona Savena.
Enrico Franchi, come ha affrontato l’attività i mesi di lockdown?
«Non abbiamo mai totalmente chiuso durante l’emergenza. Abbiamo piuttosto ridotto l’attività al minimo indispensabile, ma marzo e aprile per incassi possono darsi per persi».
E la ripartenza?
«Da maggio siamo ripartiti in poco tempo con un ritmo quasi normale, con incassi analoghi al 2019. Per arrivare poi a giugno, con consumi un po’ superiori alla media degli anni precedenti. Una crescita dovuta anche agli arretrati di marzo e aprile».
Rispetto ai vostri colleghi del centro storico o le grandi catene sentite quindi di aver avuto una ripartenza privilegiata?
«Sì, perché vuoi per il target di clientela fidelizzata e vuoi per tutte quelle regolamentazioni di contingentamento che scoraggiano l’ingresso nelle grandi catene, lavorando su qualità e non quantità in questo momento aiuta».
Qual è quindi il vostro bilancio?
«Diciamo che due mesi li abbiamo persi e si ripercuoteranno sul bilancio di fine anno».

f. z., il Resto del Carlino, 27 luglio 2020

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