L’intervista al presidente del Silb Emilia Romagna
«Aprire tutte le discoteche per evitare assembramenti in pochi locali». È la proposta di Gianni Indino, presidente di Confcommercio della provincia di Rimini e del Silb, sindacato dei locali da ballo, Emilia Romagna.
Dopo il caso della 17enne modenese positiva al Coronavirus mentre si trovava in vacanza a Riccione, dove ha trascorso una serata nella discoteca Villa delle Rose, e la chiusura per cinque giorni dell’Indie Club di Pianerella di Cervia causa affollamenti, in Riviera l’attenzione si concentra sulle discoteche.
Ora cosa cambierà per i locali?
«Nulla, perché il rischio è in ogni luogo. Se lo si valuta ancora troppo elevato, allora si deve chiudere tutto: perché penalizzare le discoteche? Sugli autobus di linea ci si trova in condizioni di assembramento ben peggiori, solo per citare un caso. Bisognerebbe mantenere equilibro e sangue freddo, senza creare allarmismi per un episodio circoscritto che avrebbe potuto verificarsi ovunque. Altrimenti ci ritroveremo con un’economia distrutta e senza lavoro».Quante discoteche hanno aperto in provincia di Rimini?
«Meno della metà su 50: solo quelle che hanno uno spazio all’aperto, come Baia Imperiale, Musica Club (ex Prince), Living, Byblos. E non senza difficoltà. Cocoricò, Altromondo, Carnaby, per esempio, sono chiusi, in attesa delle novità previste per il 31 luglio. Il Pineta e pochi altri hanno scelto di sperimentare soluzioni intermedie, come l’organizzazione di catering ai tavoli con musica di sottofondo da ballare sul posto, ma non è questa la natura dei locali da ballo, che offrono prima di tutto emozioni e occasioni di socialità».Quali soluzioni auspica per risolvere questa situazione preservando la sicurezza?
«Permettere anche alle discoteche al chiuso di riaprire. Una richiesta che ho avanzato al presidente Bonaccini sabato scorso, durante la sua visita a Rimini. La ragione è semplice: è più facile che le persone si affollino nei pochi locali che hanno potuto aprire; la domanda è elevata, l’offerta limitata. Se tutti i locali fossero aperti i turisti si distribuirebbero, evitando di concentrarsi nello stesso posto».Quali responsabilità spettano ai gestori?
Giulia Foschi, La Repubblica, 21 luglio 2020
«I gestori devono rispettare le norme, dopodiché la responsabilità dei comportamenti dei singoli non può ricadere su di loro, com’è accaduto nei locali di Ravenna. Se i ragazzi si assembrano nonostante il locale sia correttamente predisposto o se si tolgono le mascherine, non può pagare il gestore: cominciamo a punire i singoli».
“Finché sarà apprezzato e sostenuto il suo forte ruolo di servizio alle comunità, il negozio non morirà mai perché è sinonimo di collettività, di socialità, di sicurezza, di coesione”