Novelle contro la paura: Vincenzo Cirasola ricorda e racconta vite, polizze e artisti tra la Puglia e Bologna
Possiamo partire da una certezza, condivisa più o meno da tutti. Dopo il passaggio del Coronavirus il mondo non sarà più lo stesso. Globalizzazione, recessione, equilibri geopolitici, socialità, interazione. Tutto vedrà una trasformazione.
Come hanno evidenziato diversi esperti, quello che sorprende è come i tempi tra un’epidemia e l’altra abbiano intervalli di tempi sempre minori, intanto in questo tempo di «fermo» forzato affiorano mille riflessioni tra ricordi e sogni. Mi rivedo in moviola come in un film: inizi anni ’70 con un diploma da geometra orgogliosamente conquistato al Giulio Cesare. Giovane diciannovenne nato a Gravina di Puglia in una fredda mattina del 13 dicembre ma il mio temperamento, complice il clima della mia terra e quello famigliare, non è mai stato gelido.
Chi mi conosce bene sa che sono un appassionato della vita, del lavoro e della famiglia: quella natia che ho lasciato all’età di 19 anni per la voglia di autonomia, per quello spirito di intraprendenza che mi ha sempre caratterizzato, per trasferirmi da Bari a Bologna dove oggi risiedo e la mia nuova famiglia.
A Bologna mi sono iscritto alla facoltà di giurisprudenza, non certo per una scelta di studio, poiché all’epoca, la facoltà di Giurisprudenza a Bari, era molto rinomata, dove insegnavano professori come Aldo Moro, ma per una scelta di vita. Appena arrivato nel capoluogo emiliano ho deciso fin da subito di cercare un lavoro, sia per essere indipendente economicamente, ma anche per non pesare sul bilancio famigliare.
È così, pubblicai un annuncio sul quotidiano Il Resto del Carlino col tipico testo di allora, «giovane diplomato, milite assolto, patentato, automunito, offresi per qualsiasi tipo di lavoro» …venni subito contattato da due aziende: la prima una nota fabbrica di giocattoli bolognese, che mi avrebbe assunto come impiegato con funzioni amministrative con uno stipendio di 180.000 delle vecchie lire (pari a circa euro 96); l’altra una nota e affermata compagnia di Assicurazioni, che invece mi offriva un lavoro commerciale con uno stipendio di 60.000 delle vecchie lire (pari a euro 32) più le provvigioni.
In modo istintivo, se fosse stato per me, avrei scelto di lavorare per l’azienda di giocattoli, invece, mio padre, mi convinse di entrare nella nota compagnia di Assicurazioni, per due motivi: 1) La compagnia di Assicurazioni è leader in Italia ed è una delle più importanti nel mondo; 2) svolgere un’attività commerciale mi avrebbe dato più tempo disponibile per studiare. Mio padre mi rassicurò che sul piano economico, mi avrebbe inizialmente aiutato, integrando lo stipendio.
Dopo tanti sacrifici, dividendo la mia vita tra lavoro, studio e intensa vita privata, mi sono laureato a 27 anni e mentre ero ancora alla dipendenza della Compagnia di Assicurazioni, avevo iniziato la mia pratica presso un importante studio legale di Bologna, mio cliente assicurativo, esperto in diritto penale, perché il mio sogno da ragazzo era diventare come Perry Mason, mio idolo televisivo.
Ma i sogni spesso si scontrano con la realtà. Ma nonostante oggi sia un assicuratore affermato, non dimentico quei momenti nei quali non sapevo proprio cosa fare. Tante porte e telefoni in faccia, tante parole spese inutilmente, tanta energia, ma pochi risultati. Mi sembrava che nessuno volesse darmi fiducia.
Finché mia madre, Dionisia, passati i primi tre mesi di lavoro, senza neanche una «vendita», fu la prima a permettermi di voltare pagina e divenne la mia prima cliente sottoscrivendo una polizza «infortuni» con un premio annuo di 12.000 delle vecchie lire, che ha pagato per trent’anni, fino a quando non è stata esclusa per limiti di età, pur non avendone mai usufruito.
Quella prima polizza, che ho incorniciato e che ho appeso sul muro del mio studio, di iniziare a credere che potevo farcela, che sarebbero arrivati tempi migliori. Molti gli artisti che ho seguito, Lucio Dalla, del quale ho un ricordo oltre che personale, anche tangibile, visto che ho acquistato nel 1987 la sua Mercedes spider 190 SL del 1961: parcheggiava l’auto nel garage di Via de Coltelli a Bologna, di fronte alla vecchia sede della Fonoprint, la sala di registrazione discografica, mia cliente, dove ha inciso molte delle sue meravigliose canzoni.
Quando la vidi fu per me un amore a prima vista. Da allora l’ho sempre «posseduta» con rispetto e soprattutto curata con amore. Nel mio cuore, così come scrissi nella lettera a Lucio Dalla, dopo la sua morte, è sempre stata e continuerà a essere la «spider di Lucio Dalla». Un lavoro che come vedete mi ha permesso di conoscere ed entrare in contatto con diverse persone e personalità.
Tra i miei clienti ho avuto importanti aziende bolognesi, prima che venissero cedute agli stranieri, e artisti come il pianista Giovanni Allevi e tanti altri numerosi prestigiosi professionisti di fama nazionale e internazionale.
Anche per questo di sicuro non ho mai rimpianto di aver dato retta a mio padre che mi aveva suggerito di accettare il lavoro che mi offriva la Compagnia di Assicurazioni. Certo i tempi di allora erano diversi. I giovani interpretano questa professione come quella di un venditore porta a porta, che riceve molte porte e telefoni in faccia, un uomo senza scrupoli, che fa i propri interessi e che si arricchisce sulle disgrazie altrui.
La maggior parte della gente identifica l’assicuratore, anche come l’esattore della polizza «obbligatoria» RC Auto. Sicuramente nella fase post Covid-19 il «lavoro», è forse l’elemento che subirà i maggiori cambiamenti. Bill Gates, afferma che dovremo prepararci a vivere pandemie ogni vent’anni? Un rischio global non preventivato da nessuna delle protezioni che faticosamente gli esseri umani hanno costruito in tutti questi secoli. Quello di proteggersi contro i rischi è uno dei bisogni più antichi e primari.
Durante la Preistoria l’uomo avverte la necessità di provvedere alla propria sicurezza, accumulando riserve di cibo per affrontare l’inverno o i momenti difficili. L’introduzione della moneta consente all’uomo di risparmiare denaro per garantirsi tale tranquillità.
Tuttavia, non è possibile rispondere al proprio bisogno di sicurezza con il solo risparmio, ne è prova che le prime e più antiche forme di assicurazione risalgono all’Antico Egitto in cui fu istituita una Cassa mutua per le spese funebri dei tagliapietre, mutuata anche nell’Antica Grecia e ai tempi dei Romani.
Noi agenti di assicurazione siamo sempre stati convinti che assicurare non vuol dire vendere un prodotto, bensì offrire un servizio che si svolge in tre fasi: il prima, il durante e il dopo.
Vincenzo Cirasola, La Gazzetta del Mezzogiorno, 13 luglio 2020
“Finché sarà apprezzato e sostenuto il suo forte ruolo di servizio alle comunità, il negozio non morirà mai perché è sinonimo di collettività, di socialità, di sicurezza, di coesione”