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Immatricolazioni auto, a giugno -23,1%

Il primo semestre 2020 in calo del -46,1%. Mercato in grandi difficoltà. A rischio 40mila posti di lavoro.

Secondo i dati pubblicati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, nel mese di giugno il mercato italiano dell’auto ha registrato 132.457 immatricolazioni, ovvero il -23,1% rispetto al corrispondente mese del 2019. Il consuntivo del primo semestre 2020 raggiunge, quindi, 583.960 unità immatricolate, con un calo del -46,1% e una perdita di volumi pari a 499.224 autovetture.

Nel mese appena trascorso, le auto ad alimentazione ibrida valgono il 13,29% del mercato con una crescita del +83,9% mentre le auto a zero emissioni raggiungono una quota di mercato del 1,68% con un incremento del +51,3%. Prosegue il declino delle autovetture diesel con una flessione tendenziale mese su mese del -34,6%, mentre la quota di mercato si attesta al 35,6%; in calo del -28,7% anche le auto a benzina (39,8% di quota), del -19,1% quelle a GPL (7,3% di quota) e del -11,4% quelle alimentate a metano (2,4% di quota). Con riferimento al primo semestre 2020, risultano abbondanti cali a doppia cifra per le immatricolazioni di autovetture a benzina (-46,5%), diesel (-56%), GPL (-48,5%) e metano (-19,4%).

In crescita solo le auto ibride ed elettriche, rispettivamente +15,4% e +109,4%, grazie all’effetto del fondo incentivi per le autovetture con emissioni fino a 60 g/km di CO2, in vigore da marzo 2019. Per quanto riguarda la quota di mercato dei primi 6 mesi dell’anno, risulta stabile quella delle autovetture a benzina (43%) e GPL (6,4%), le auto a metano rappresentano il 2,3%, mentre scende di 7,8 punti la quota di auto diesel (34,9%). Ibrido ed elettrico raggiungono rispettivamente il 11,5% e 1,8% del totale mercato.

Nel mix per canali di vendita, a giugno si assiste ad una flessione delle immatricolazioni destinate ai privati del -7,87% (-42,6% rispetto al primo semestre 2019), ad una diminuzione delle vendite a società del -44,3% (-51,2% da inizio anno) e del -39,3% delle immatricolazioni destinate al noleggio (-50,7% è il consuntivo primo semestre 2020). Negli ultimi tre giorni del mese è stato immatricolato il 36,78% del totale mercato, mentre le auto-immatricolazioni di case e concessionari, secondo le elaborazioni Dataforce, hanno rappresentato l’8,9% dei volumi di vendita mensili: in particolare, le auto-immatricolazioni dei dealer sono state 10.700, quelle delle case auto 1.093.

“Il calo delle immatricolazioni di autovetture nuove registrato a giugno si inserisce nel solco negativo tracciato a maggio e conferma lo stato di depressione del mercato automobilistico conseguente all’emergenza COVID-19”, ha dichiarato Adolfo De Stefani Cosentino, Presidente di Federauto, la Federazione dei concessionari auto. Aggiunge De Stefani Cosentino: “Il fatto che siamo passati dal calo del 50% circa di maggio alla perdita di giugno che si attesta sul 23% non deve assolutamente far pensare ad un miglioramento del mercato, ma il risultato è attribuibile esclusivamente al recupero di immatricolazioni di auto nuove ordinate prima della chiusura delle attività in Italia e non prodotte a causa della mancanza di parti e componenti determinata dal lockdown dei paesi asiatici, in anticipo rispetto a quello europeo. Al di là, quindi, di questa contingenza, il mese di giugno è stato caratterizzato da un modestissimo livello di raccolta, in taluni casi con cali del 50% rispetto allo scorso anno. Senza la correzione dei kilometri zero prodotta in finale, il risultato finale sarebbe stato ancor più deficitario”.

Conclude il Presidente di Federauto: “E’ di tutta evidenza che il mercato non può riprendersi con le sole offerte promozionali che i vari brand hanno messo in campo e si avvicina a grandi passi la gelata autunnale. Diciamo basta all’incomprensibile atteggiamento di indifferenza del Governo e di parte della classe politica rispetto alla situazione dell’automotive: più andiamo avanti così, più è grande il rischio di chiusura nei prossimi mesi di centinaia di imprese della filiera della distribuzione auto, che si accompagnerebbe drammaticamente alla scomparsa di 40.000 di posti di lavoro”.

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