Intervista a Marco Cremonini, Presidente Federmoda Bologna e Emilia Romagna
Marco Cremonini
Federmoda – Confcommercio Ascom
«Sessanta giorni senza guadagni per un commerciante significano soltanto una cosa: la chiusura definitiva. Si è deciso di separare la filiera, consentendo l’ingrosso, ma non la vendita al dettaglio: così si mette a rischio l’intero comparto»Cremonini, prima si era ipotizzato II 4 maggio, ora la data fissata per la riapertura dei negozi di abbigliamento è slittata al 18: che situazione vivete?
Francesco Morroni, Il Resto del Carlino 29 Aprile 2020
«Drammatica, a dir poco. Questa mancanza di chiarezza ha sollevato malumori pesantissimi: se slitta ancora l’apertura, purtroppo molte attività saranno costrette a chiudere». Marco Cremonini, presidente Federmoda di Confcommercio Ascom, non nasconde l’amarezza.
Ci dica di più.
«Si parla di 17mila punti vendita in Italia e 35mila lavoratori, per una perdita degli incassi da 15 miliardi di euro. Affitti, dipendenti, rifornimenti: i commercianti non ce la fanno più».
Non vi sentite tutelati?
«Assolutamente no. Hanno riaperto la produzione all’ingrosso, ma non la vendita al dettaglio. È insensato separare la filiera: le attività così si esauriscono».
Secondo lei qual è il motivo?
«C’è molta paura di incrementare gli spostamenti, manca un’idea sul piano dei trasporti. Poi mi chiedo perché si consenta le persone di andare in bus, ma non possono entrare in un negozio».
Il vostro settore ne sta risentendo.
«Non parliamo di farmacie o negozi alimentari, che sono la priorità. Ma va anche detto che quella merce è molto più delicata della nostra, servono controlli. Addirittura hanno parlato di ‘sanificare’ i capi e i nostri prodotti: ma scherziamo?».
Ora cosa succederà?
«Lo scenario è questo: qualcuno ha già comunicato che rimarrà chiuso. II governo deve anticipare la riapertura».