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Afragoli: “In attesa di indicazioni ufficiali, il punto su disinfettanti, UV-C, ozono e sulle regole di buona pratica”

Comunicato del Presidente pubblicato sul sito Federottica

Il dramma, o meglio la tragedia di questa pandemia viaggia su un doppio binario: da un lato quello della malattia, dei ricoveri e delle troppe morti, dall’altro quello di un’economia già sofferente e che rischia di finire schiacciata.

Giustamente, è al primo binario che è stata e sarà data priorità, ma sebbene il parlare di problemi economici possa sembrare quasi volgare e certamente inopportuno, una decrescita del PIL nazionale stimata per l’anno in corso come superiore al 9% e quindi maggiore a quella della crisi del 2008 non può lasciare indifferenti. Si parla di decine o forse centinaia di migliaia di posti di lavoro da salvaguardare, di condizioni minime di sussistenza da garantire, ed anche se “la salute viene prima di tutto” non si può fingere che questo problema non esista.

Esattamente in questa chiave, cioè in attesa che si possa, lentamente, cominciare a riavviare il motore dell’economia, sono molti i colleghi che chiedono con quali modalità si potranno svolgere le tipiche, articolate attività di un centro ottico, senza mettere a repentaglio la salute di utenti ed operatori. C’è un fermento di domande, dicevo, e si dibatte in varie sedi al fine di trovare la soluzione contemporaneamente più affidabile ma anche, nei limiti del possibile, più semplice. Naturalmente, a livello europeo, all’interno di ECOO, c’è chi discute di una procedura comune a tutti gli operatori e siamo in attesa di leggere ciò che uscirà da questo consesso internazionale.

Si tratta quindi d’avere ancora un minimo di pazienza, ricordando per ora quanto suggerito alcune settimane fa (la sospensione delle attività non procrastinabili a distanza ravvicinata), in attesa di ricevere dalle Istituzioni preposte più chiare informazioni.

Già da subito appare però chiaro un aspetto fondamentale: poiché anche quando la ripresa dell’attività lavorativa sarà completa, dovremo convivere con una minore ma a lungo presente possibilità di contagio, la necessità di evitare assembramenti di persone, utilizzare dispositivi di protezione e di disinfettare/sterilizzare/sanificare oggetti, superfici di contatto, in generale ambienti è e sarà indispensabile.

Su questi concetti e su altri si basano le regole di buona pratica attualmente in discussione e che saranno presto comunicate, ma poiché fra i colleghi si stanno facendo specifiche considerazioni sull’utilizzo di determinati strumenti di disinfezione, occorre fare una breve riflessione.

L’irradiazione germicida con i raggi ultravioletti è un metodo di disinfezione che utilizza luce ultravioletta di tipo C (UV-C) a breve lunghezza d’onda per uccidere o inattivare i microorganismi, ed esistono in commercio un notevole numero di apparecchi di questo tipo. I disinfettanti a base alcolica, purché abbiano una percentuale di etanolo (alcool etilico) non inferiore al 70%, così come riportato dal sito web del Ministero della salute, sono efficaci per mani e cute, pertanto anche per molti degli oggetti da noi comunemente maneggiati e quindi possibili portatori di contagio, ma notoriamente non sono idonei per diversi fra i materiali con i quali gli occhiali (montature) sono realizzati, in quanto possono alterarne le caratteristiche fisico-chimiche.

Per questo motivo, come dicevo, molti colleghi discutono della possibilità di acquistare queste “lampade UV-C”. Poiché, per evidenti motivi, non sarà possibile trovare nel libretto di istruzioni o in altri documenti tecnici la specifica indicazione che questo dispositivo è in grado di uccidere il virus, essendo stati, questi, ragionevolmente stampati prima della comparsa del Coronavirus del 2019, occorre che l’azienda fornitrice, sulla cui serietà non devono sussistere dubbi, certifichi in qualche modo questa caratteristica. Tutto ciò, al fine di garantire da un lato l’effettiva efficacia e dall’altro per una giusta assunzione di responsabilità che non può e non deve ricadere sulle nostre spalle. Esattamente lo stesso si può poi dire degli strumenti per sanificazione di ambienti all’ozono: occorre sia certificata l’efficacia specifica contro il Covid-19.

Ovviamente, sarebbe da parte nostra auspicabile una presa di posizione ufficiale da parte delle Autorità preposte (MinSal, ISS), che darebbe a queste nostre domande di chiarezza risposte di maggiore spessore ed affidabilità, pertanto ci auguriamo che possano giungere al più presto insieme ad altre informazioni pratiche, ma in attesa di questo, come detto, stiamo lavorando per predisporre specifiche regole di buona pratica in ambito ottico optometrico.

Distanti ma uniti, ce la faremo.

Referente


Annalisa Gotti

Responsabile Ufficio Stampa
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