Roma, 8 Aprile 2020 prot.U/033/2020
Caro Direttore,
le scrivo in qualità di Presidente del SILB-FIPE, l’Associazione che rappresenta la maggior parte delle discoteche in attività, per richiamare la sua attenzione su una categoria di imprenditori che meriterebbe più attenzione, in questo difficile momento, da parte degli organi di informazione.
Le nostre attività sono state oggetto di provvedimenti di chiusura prima di tutte le altre con prospettive di apertura, assolutamente, incerte e, comunque, in coda rispetto a tutti.
Siamo stati pronti, da subito, con grande responsabilità, chiudendo le nostre aziende prima che il Governo emanasse il decreto di chiusura, a fare la nostra parte senza piagnistei o lamentando discriminazioni ma anzi, al contrario, cercando di lanciare iniziative utili alla lotta contro la diffusione del virus come quella che abbiamo chiamato “un biglietto per gli eroi”, di cui le allego la promozione, dove chi dona il corrispettivo di un aperitivo o di un ingresso in discoteca alla Protezione Civile, con la ricevuta del bonifico potrà entrare o consumare gratis nei nostri locali alla riapertura.
Chiediamo solo lo stesso rispetto riservato a tutte le altre categorie produttive e commerciali mentre, invece, di solito siamo trattati come figli di un Dio minore a cominciare dal governo il quale, ironia della sorte, ci ha esclusi, anche, dal credito di imposta per botteghe e negozi in quanto i nostri locali non rientrano nella categoria catastale C1, prevista dal decreto n 18/2010 c.d. “Cura Italia”, ma nelle categorie D3 o D8 quali sale per spettacoli o simili o immobili adattati a speciali esigenze di un’attività commerciale.
Due numeri con la speranza di non annoiarla.
Sono circa 19 milioni gli italiani che si recano ogni anno nei luoghi della movida, molti dei quali, oltre alle discoteche, offrono trattenimenti danzanti, di cui 4,3 milioni almeno una volta a settimana e il fatturato complessivo del settore ammonta a circa 7,5 miliardi fra discoteche e altre tipologie di locali pubblici, escludendo un altro miliardo che proviene dalle attività completamente abusive.
Questi dati evidenziano l’importanza di un settore che vede 400 mila di occupati, di cui 50.000 solo nelle discoteche.
Non va poi dimenticato che l’industria del divertimento notturno si conferma un ottimo trampolino di lancio per ristoranti, attività commerciali e iniziative culturali.
Basti pensare che, prendendo in esame unicamente la fascia oraria che va dalle 18 alle 6 del mattino, lo scorso anno il giro d’affari di locali notturni/discoteche si è attestato a 5,3 mld di euro, contribuendo ai 37 mld di fatturato di negozi e centri commerciali e ai 17 mld registrati dalla ristorazione.
Ma a beneficiarne sono stati anche i trasporti (taxi e car sharing in particolare), con 2,5 mld, e la cultura (cinema/teatro/concerti) con 1,4 mld. E in questo imponente giro d’affari, forse per riprendersi dai peccati di gola, non è stato escluso neppure il comparto del fitness, con ben 4 mld di euro.
Questi sono i numeri dell’economia della notte Made in Italy, di cui le discoteche sono parte dominante, e che speriamo di poter ripetere dopo il lockdown.
I dati statistici, inoltre, evidenziano che, nella scelta della destinazione per le vacanze, i turisti mettono “l’offerta di intrattenimento” al terzo posto, subito, dopo “la cortesia/ospitalità” e la “qualità del mangiare e bere”.
Le discoteche e le sale da ballo, infatti, sono parte essenziale del sistema di servizi richiesto per permettere alle persone di accedere all’offerta turistica.
Le considerazioni che mi sono permesso di portare alla Sua attenzione rispecchiano il sentimento di una categoria che si sente, ingiustamente, messa ai margini della considerazione sociale per pregiudizi dettati da luoghi comuni e che si affida alla Sua lungimiranza per colmare lo stacco che ci vede sempre nell’ultima corsia anche quando la corsa è tutta in rettilineo.
Con profonda stima.
Maurizio Pasca